Presentazione della scrittice , chi sono ?

     

    Una donna non sposata che vive nelle Alpi. Sono in pensione e nei miei momenti di poesia , dipingo montagne e lavande. Anche icône, capirete presto perché.

    La mia vita professionale fu quella di una professoressa, poi educatrice per disabili e psicologa nella Publica Istruzione, in istituti specializzati e centri d'orientamento. Fui poi, infine incaricata d'indagini presso il tribunale degli Affari Matrimoniali e controllore giudiziario.
    Nello stesso tempo ero preoccupata da un problema che concerne la Chiesa. Nei la Chiesa. Nei mei rapporti con le suore che educavano i bambini mi accorsiche sarebbe stato meglio che fossero di più simbiosi col mondo attuale. Per di più il loro numero va sempre diminuendo.

    Fin da giovane ricevutti un' ispirazione : creare un nuovo "ordine religioso femminile" l'Ordo della Carita . Quale ne sarebbe stata la forma ? Ho piegato molto durante tutti quegli anni.
    Sull'onda della rivoluzione del maggio de 68, entrai all' Università di Teologia di Strasburgo dove mi laureai con una tesi sulla vita degli ordine religiosi femminili in Francia. Feci il paragone tra due tipi, etico e sociologico, quello della donna moderna e quello della monaca. Osservai che anche se erano augurabili delle modifiche nella vita delle monache non perbanto si doveva fare della monaca un calco della donna attuale.
    Questo lavoro venne pubblicato presso le "Editions du Centurion" nel 1976 col titolo : "Le suore sone donne ?" (Esaurito.) Ebbe l'approvazione del Cardinale Mayer, presidente della Congregazione romana degli Istituti religiosi.

     

    Mi scrisse "che conteneva tante osservazioni giudiziose che permettevano agli ordini religiosi di riformasi." Fu usato nei capitoli d'"aggiornamento" richiesti da Papa Giovanni XXIII.
    Ma cercava cosa fare di concreto.Cercavo un'altra via. Credetti di trovare una risposta in Italia, presso Fratel Carlo Carretto, fratello del Vangelo. Grande amico di Papa Paolo VI – era per più di vent'anni incaricato dell'Azione Cattolica giovanni. Ordinato diacono e tornato in Umbria dopo numerosi soggiorni in Sahara, fu il prestigioso animatore di un movimento spirituale al quale presiparte. Aveva trasformato in eremi le capanucce traslasciate dai contadini.
    Egli le metteva a disposizione per i ritiri, venivano migliaia di persone ogni anno. Si studiava "la Bibbia",si prendeva parte ai lavori campestri, s'aadorava l'Ostensione del Sacramento. I soggiorni erano di alcune settimane. Era la vita da eremiti.
    M'entussiasmai a tal punto da voler rimanere lì per sempre. L'amministratore dei beni della diocesi di Foligno mise a mia disposizione un presbitero abbandonato in piena montagna. Mi ritrovavo in mezzo a settanta famiglie contadine.Presto fu richiesta per "animare" quella parrochia. Il prete in carica faceva solo capatina la domenica. Egli non poteva insegnare catechismo , visitare gli anziani, mantenere i locali della parocchia.

     


    La parrochia di Collelungo

     

    Per più di un anno le cose andarano cosi bene che il vescovo venne di persona a consegnarmi solennemente "il ministero dell' Eucaristia". Davanti alla parrochia, secondo un rituale solenne, mi concedette il diritto d'aprire il tabernacolo, di autocomunicarmi e di dare la comunione ai fedeli in assenza del prete. Tale ministero era stato istituito da Papa Paolo VI per rimediare alla mancaza di "ministri ordinari", preti e diaconi in numerose parrochie. ( cf I testo romano "immensae Caritatis" del 1973 )

    Alcuni canonisti, quale padre Passicos ( decano dell' Università di Diritto canonico di Parigi) saluttarono in questo "la creazione d'un vero e proprio servizio ufficiale per i laici," la persona che ne veniva investita era ministro a vita.

    Voltafaccia della politica vaticana ? Impreciosione dei testi ? Il vescovo mi chiese di lasciare il villaggio malgrado la violentissima opposizione di parrochiani e la pubblicità data a quelle investitura nelle stampa diocesana che scriveva :" A una donna, la responsibilitặ d'una comunitặ cristiana." Il prelato mi aveva per altro precisato che si trovava soddisfatto dei miei servizi.

    Di fatti, la donna non aveva accesso a nessun tipo di "ministero" ufficiale. Il congresso internazionale di Pargi, nel 1974, sul diaconato delle donne, dove per la prima volta incontrai il padre Congar, mi rivelo l'ampiezza del problema. C'era da trovare una soluzione per permettere alla donna di esercitare un modo definitivo un ministero nella chiesa Era si autorizzata a prestare servizio ma in modo temporario e non sacramentale. Bisognava innovare. Era li la mia vocazione. Nelle mie ricerche scoprii allora le antiche diaconesse della chiesa d'Oriente. Perché non ripristinarle ?

    Tre mesi prima che morisse, andai a trovare Marthe Robin, e la misi a conoscenza del mio progetto."Diaconesses , Si certo , poiché di prete non ce ne sono più." Risposta totalmente perentoria da parte di quelle mistica il cui carisma profetico è ben noto : ella mi spinse a scrivere un libro.
    Questo libro venne pubblicato nel 1987 presso Beauchesne "Diaconato alle donne, una via nuova per la chiesa."Il nihil obstat "era stato rilasciato da padre Congar. Egli aveva controllato il minimo particolare del manscritto. Il soggetto lo appassionava, lo avevo evocato diverse volte nei suoi scritti.

    La sua teologia personale, lo portava a ricercare senza tregua nuove vie per "la Chiesa" attuale, nei suoi, più antichi fondamenti. Egli credeva in una rispristinagione di quell'antico ordine.
    Nella rivista delle scienze filosofiche e teologiche egli conclude la recensione del mio libro con questa frase : "Un bel libro, ragionevole e serio quanto nuovo e rivolto al futuro."

    Il libro, che mandai alle principali conferenze episcopali del mondo intero destŏ clamore nel sinodo del 1987,in cui si tratto del ruolo dei laici nella Chiesa attuale.
    "Non si è mai parlato tanto di diaconato femminile è diventato irreversibile per la Chiesa" ; mi affermo il cardinale Etchegary che mi approvava con calore." Non si parla d'altro che del suo libro a Roma" mi telefono Henri Tincq, il cronista religioso del quotidiano "Le monde". Numerosi prelati mi avevano assicurata dell' interesse che portava alle mie ricerche.(Questo libro è stato citato ancora nel 1995 nel rapporto della Societặ di diritto canonico d'America..) Ma il sinodo non decise nulla. Eluse il problema e questo fu per me una prova difficile.
    IL cardinal Hamer, che allora presiedeva la congregazione per gli Ordini Religiosi, mi consiglio di creare un istituto secolare che avrebbe ricevuto una missione ufficiale della Chiesa. Aveva capito la necessitặ d'ufficializzare il servizio della donna ma la sua proposta d'istituto secolare non mi andava Mentre una diaconessa, particolarmente nei suoi incarichi liturgia, avrebbe dovuto apparire publicamente alla comunitặ cristiana quale simbolo della vocazione della donna nella Chiesa, accanto all' uomo .
    A quell'epoca mia madre era totalmente paralitica. Stavano insieme e la curavo a casa siccome non aveva trovato la casa di cure adatta .Questo per quindici anni , e ne venne compromesso il moi progetto di fondazione.
    Nondimeno esercitai diverse attivitặ sociali tribunali e volontariặli. Ma non vedevo mai realizzarsi il moi progetto fondamentalè.
    Cosi finalmente offersi i miei servizi al vescovo di una diocesi povera del Sud della Francia : la mia esperienza italiana mi aveva resa conscia della gran miseria delle parocchie rurali e mi sentivo sempre chiamata a una vita contemplativa in ambiente rurale.
    Fui assunta in quanto assistante del prete incaricato della catechesi per la diocesi. La mia attività vi fu molto intensa : gruppo di catechismo nel moi quartiere, formazione delle catechiste a nuove pedagogie, creazione e direzione d'un periodico diocesano a loro intenzione ecc…
    Firmai un contratto di lavoroe e il vescovo mi consegnỏ una lettera di missione senza precisarne la durata, soffrii di questa indeterminazione perché avevo portato con me mia madre ammalata e non mi vedevo dover nuovo cambiar casa.Poi, sul piano finanziario, quale sarebbe stata la mia posizione nel caso di rottura ? Nondimeno il contratto divento "indeterminato" e per un tempo mi sentii incarnata in una vocazione da me inseguita da tempo, al servizio della qchiesa e legata spiritualmente a un vescovo
    Ma vennero fuori dei problemi riguardanti il contenuto del contratto di lavoro e io preferii andare in pensione. La lettera di missione essendo legata al contratto di lavoro sarebbe diventata caduca ?
    Non se ne parlỏ più e questo fatto mi addolorỏ perché impegnandomi credevo che s'impegnasse anche "la Chiesa." Mi ritrovavo di nuovo senza un identită spirituale. Troppo tardi capii che la lettera di missione non conferiva une stato di vita.
    Nei mesi successivi ebbi il piacere di prender parte a una trasmissione su France-Culture con Olivier Clement, teologo ortodosso ben noto che mi disse di aver apprezzato molto il mio libro.
    Mi confermo ŏ nella costatazione da me ffatta nelle mie ricerche storiche :le Chiese ortodosse auguravano che fossero restaurate le antiche diaconesse. Fui anche invitata quale specialista a un congresso sul diaconato a Loviana . L'argomento interessava ancora ma le soluzioni concrete non si avviavano.
    Non insegnai più catechismo ma m'impegnai nell' animazione d'una casa per i senza tetto e in gruppo locale d'Amnesty international. La pittura mi regalo le gioie della laude del Creatore e la realizzazione d'icone rinforzo i miei legami col passato orientale della Chiesa.

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